IN CANTINA

PIEMONTEROSSI

Santa Fe, Ghemme DOCG, Azienda Agricola Vitivinicola Ioppa, Romagnano Sesia (No)

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In questi ultimi anni, grazie al Piemonte, l’enologia italiana è cresciuta in modo rilevante, anche perché in tale regione si è messo in atto un concetto di fondamentale importanza: la “zonazione”.

I vini piemontesi spesso sono monovarietali, cioè  derivano da un vitigno, coltivato in una zona specifica e perfino dalle uve di un singolo vigneto, tutto a vantaggio della qualità, dell’identificazione di un vino verso il territorio d’origine e della valorizzazione del territorio stesso.

La Barbera ed il Nebbiolo ne sono un tipico esempio.

Infatti, Barolo, Barbaresco, Gattinara, Ghemme, Roero, Prunent, e altri ancora, sono tutti vini ottenuti con l’uva Nebbiolo, in purezza o con la maggior percentuale di essa, e tipici di una particolare zona;

ciò conferma la sua buona adattabilità, senza però dimenticare la suscettibilità verso i fattori pedoclimatici.

Li possiamo definire dei fenotipi varietali con caratteristiche ampelografiche simili, ma coltivati in habitat differenti e che si esprimono diversamente con la vinificazione.

Di questo vino abbiamo le prime annotazioni significative già nell’epoca romana con il primo documento sull’agricoltura, il “De rustica”, seguito da un ulteriore testimonianza del 1300 dal titolo “Trattato della Agricoltura”, inizialmente scritto in latino e poi in seguito tradotto in volgare.

Fino a metà ‘800 il Nebbiolo risultava dolce e rosato, questo perché come buona parte dei vini rossi dell’epoca, risultava troppo carico, aspro e alquanto tannico, pertanto per renderlo più gradevole le uve subivano una certa trasformazione.

Camillo B. conte di Cavour fu uno dei primi a credere nelle potenzialità di questo vitigno che da allora ha avuto una grande diffusione, tanto che al giorno d’oggi è coltivato in molte regioni italiane (Lombardia, Valle d’Aosta, in Gallura, etc..) ma visto il suo grande interesse, pure in altri paesi come California e Australia.

Ma ritorniamo in Piemonte, dove c’è il fiume Sesia, che divide le province di Novara e Vercelli; da un lato c’è il comune di Ghemme e sulla sponda opposta c’è quello di Gattinara.

Sono zone collinari, idonee alla viticoltura, nelle quali viene coltivato il Nebbiolo che in questa zona viene chiamato Spanna e che origina due vini differenti dai nomi Ghemme e Gattinara.

Lo Spanna è il vino, la Spanna è il vitigno. Alcune sono le ipotesi derivanti questo termine.

L’antica unità di misura pari a circa 20 cm., tra pollice e indice e che indica l’effettiva lunghezza del grappolo d’uva oppure la distanza tra una gemma e l’altra sul tralcio della vite.

Secondo altri, il nome deriverebbe da un antico ma originario sistema di allevamento specializzato della vite, lo “Spana” che ha trovato nel 1400 un grande riscontro per tale vitigno, in quelle zone.

Il Ghemme è la denominazione di vertice del novarese e prende il nome dall’omonima località piemontese.

Pur essendo quello meno famoso dei due, le sue origini risalgono all’epoca dei romani.

Infatti, l’antica lapide rinvenuta in zona ed i simboli quali il grappolo d’uva e le spighe di grano sul gonfalone comunale della città romana di “Anagnum”, l’attuale Ghemme, sono la testimonianza  dell’antica storica attività vitivinicola.

Era il vino dei Visconti, degli Sforza e dell’aristocrazia milanese ma lo si trovava anche in molte osterie milanesi, mentre per i nobili piemontesi era sulle tavole imbandite del cenone di Natale, dato che per tradizione si stappava una bottiglia di questo vino.

Alla fine del 1800 era conosciuto in Australia e negli Stati Uniti dove venne definito “medicinal corroborant wine”.

Molti gli scrittori che citarono questo vino, tra cui A. Fogazzaro in “Piccolo mondo antico” e M. Soldati nel racconto “L’albergo di Ghemme”.

Nel 1969 la DOC e nel ’97 la DOCG, con una cinquantina di ettari vitati e circa 2000 ettolitri di vino.

La cantina Ioppa, a Romagnano Sesia, ha una lunga tradizione enologica, confermata da un atto notarile del 1852 relativo all’acquisto di terreni di collina vocati alla coltura della vite e ancora oggi in produzione;

è l’azienda vitivinicola a conduzione familiare più antica del territorio a tutela.

Cinque generazioni che si sono tramandate l’arte di fare il buon vino e dove alcuni loro rappresentanti, hanno contribuito come promotori, ad ottenere per il Ghemme prima la DOC e la successiva DOCG.

Grande tradizione, tecnologia moderna, rispetto dell’ambiente e salute del consumatore , sono gli elementi cardini messi in atto da questa cantina, per ottenere la genuinità dei vini e valorizzare la tipicità del territorio.

Classiche pratiche agronomiche vengono effettuate nelle vigne, dal defogliamento estivo adiacente ai grappoli, al diradamento degli stessi all’invaiatura (maturazione), con l’obiettivo di avere uva sana e matura, per vinificare il meglio possibile.

Il Santa Fe  è un Ghemme DOCG con l’85% di Nebbiolo e Vespolina al 15% (uvaggio tipico), ottenuto da un vigneto collinare impiantato 50 anni fa.

Le uve giunte a maturazione vengono vendemmiate accuratamente ad ottobre inoltrato e messe in contenitori d’acciaio per 20-25 giorni a temperatura controllata per la vinificazione.

La successiva maturazione avviene in grandi botti di rovere di Slavonia per 48 mesi, alla fine dei quali il vino viene imbottigliato e tenuto per altri due anni prima della commercializzazione.

Il colore è rosso rubino, granato e con dei riflessi verso l’arancio. Fruttato e floreale, con la fragola, il lampone e l’arancia rossa matura; la violetta, ma poi si passa al rabarbaro, al pepe nero ed al tabacco. Sapido, minerale, una nota balsamica, fresco e pieno e con un buon tannino. Gradazione 13,5%.

Tiene l’invecchiamento (non sarebbe un Nebbiolo!) ma è di pronta beva, l’importante è stapparlo almeno un’ora prima.

Una temperatura di servizio di 18° in abbinamento con una cucina ricca, come primi piatti con sughi a base di carne o selvaggina e paste ripiene. Arrosti, carni alla griglia e ancora cacciagione piumata e pelosa, stufata o in salmì. Salumi e formaggi a pasta dura di media e lunga stagionatura.

E naturalmente

…mezzo vuoto o mezzo pieno??

Purché sia buono, bianco, rosso e verde!!

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