Stappare una bottiglia di “Franciacorta”, versare il pregevole contenuto nel bicchiere, osservarne il colore ed il suo fine perlage, sentirne il delizioso aroma ed infine gustarne il sapore, è veramente un piacere.
Un “marchio” che rispecchia la tradizione, il territorio e la capacità imprenditoriale, riconosciuto nel panorama enologico mondiale.
La storia ci porta lontano, nel XVI secolo, questo perchè uno dei primi trattati al mondo sulla tecnica di preparazione dei vini a fermentazione naturale in bottiglia, fu scritto dal medico bresciano Gerolamo Conforti dal titolo “Libellus de vino mordaci”.
Questo medico, con le sue osservazioni ed i suoi studi, precedette l’illustre abate Dom Perignon, segnalando la diffusione ed il consumo di questi vini bianchi, definiti appunto “mordaci”, cioè vivaci, briosi e spumeggianti.
Sulle colline della Franciacorta, tra Brescia ed il lato a sud del Lago d’Iseo, dalla preistoria fino ai tempi nostri, la coltivazione della vite, è stata una costante viste le favorevoli condizioni pedoclimatiche.
Inoltre, quest’area ha un patrimonio notevole di edifici storici, con borghi, monasteri e castelli, a dimostrazione che dal Medioevo in poi, la comunità rurale, il clero e la nobiltà, con bonifiche, dissodamenti e quant’altro, hanno contributo allo sviluppo sociale e vitivinicolo.
Esistono antichi carteggi che evidenziano in quest’area, il valore della coltivazione della vite e la tutela della produzione del vino e del suo commercio. Dal 1800, le ville dei nobili bresciani divennero dei luoghi d’incontro mondano-culturali, risultando così veicoli preziosi per la conoscenza e la diffusione di questi vini.
Alcune date significative per il Franciacorta.
1967 la DOC.
1990 nasce il Consorzio di Tutela.
1995 la DOCG, primo brut in Italia ad ottenere tale riconoscimento di garanzia.
Nel 2019, più di 2900 ettari vitati DOCG e 17,6 milioni di bottiglie vendute.
Il nome Franciacorta sappiamo con certezza che deriva dalle “curtes francae” del 1200, le corti monastiche “franche”, cioè esenti dal pagamento di tributi; terreni dati in concessione a piccole comunità di monaci benedettini che li coltivavano non pagandone i tributi.
Inoltre la presenza nelle diverse epoche storiche degli eserciti imperiali francesi che soggiornarono in questo territorio, hanno senz’altro rafforzato il termine.
Invece il simbolo del Consorzio, la “F merlata”, non ha nulla a che fare con la Francia, perché si rifà alle torri medievali dei 19 comuni bresciani siti nella zona di produzione.
Bornato è uno di questi comuni-simbolo della Franciacorta e qui ha sede la cantina Monte Rossa, una delle aziende storiche e di riferimento.
Fondata nel 1972 sorge sull’omonima collina, dominata da una splendida villa seicentesca e attraversata da filari di viti, dove clima e terreno sono i fattori essenziali per ottenere vini di altissima qualità.
Più di 70 ettari coltivati, suddivisi in diversi appezzamenti dalle svariate caratteristiche, seguendo la tradizione e rispettando l’ambiente circostante ma con un occhio all’innovazione, in particolare nelle fasi di vinificazione e fermentazione.
E veniamo al Sansevé, che in gaelico antico significa “Salute!”.
E’ un Satèn brut (nome registrato dal Consorzio Franciacorta) ottenuto da uve Chardonnay in purezza, ad una pressione di 4,5 atm., con 1,5 gr/lt di tenore zuccherino ed un invecchiamento minimo sui lieviti di 24 mesi.
La vendemmia manuale e selettiva verso la fine di Agosto, è seguita da una soffice pressatura con ulteriore selezione delle uve migliori, utilizzando solo il 55% della resa.
Da segnalare che le uve di ciascun vigneto vengono vinificate separatamente, in modo da avere grande complessità di caratteri.
Il 15% del prodotto ottenuto subisce una prima fermentazione di alcuni mesi in botti di rovere, per poi passare complessivamente nella seconda fase, in tini d’acciaio.
Seguono imbottigliamento/tiraggio, seconda fermentazione con un periodo di affinamento per 24 mesi, sboccatura/rabbocco e tappatura finale.
Si presenta di colore giallo paglierino con riflessi dorati, un evidente finissimo perlage ed una spuma soffice. Al naso si presenta delicatamente floreale e fruttato, cedro, ananas e mandorla, per finire con la crosta del pane dolce.
Fresco, sapido, morbido e avvolgente proprio come la seta. Equilibrato, ben strutturato e con un buon finale. Gradazione 12,5%.
Da bere subito ma possiamo lasciarlo un paio d’anni in cantina.
Temperatura di servizio 8°-10°C da accompagnare con antipasti di pesce e tartare oppure spaghetti con le vongole, risotto ai frutti di mare; orate, dentici e branzini al sale o al cartoccio, oppure ricciole e rombi al forno con patate e pomodorini di Pachino.
Gnocchi di patate o verdi, tortelli di zucca e alle erbe, tutti conditi con burro e Grana Padano 20 mesi, oppure un risottino con robiola e zucchine, per finire con carni bianche arrosto o in umido.
Ma semplicemente per un “brindisi” in un’occasione particolare oppure un leggero aperitivo, apprezzandone la grande bevibilità.
E come sempre
…mezzo vuoto o mezzo pieno??
Purchè sia buono, bianco, rosso e verde!!