IN CANTINA

LOMBARDIAROSSI

Sacca del Prete, Buttafuoco DOC, Cantina Fiamberti G., Canneto Pavese (Pv)

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Paese che vai, usanza che trovi. Noi Italiani potremmo trasformare questo proverbio in

“Paese che vai, vino, che trovi”.

Attraversate una regione, una provincia oppure una località e probabilmente troverete un vitigno tipico della zona, che origina la sua etichetta.

Sono circa 350 i vitigni che in purezza oppure in uvaggio, danno origine a vini di ottima qualità che rispecchiano le usanze, i sapori ed i profumi, nonché i caratteri di un territorio.

L’Oltrepò Pavese è uno di questi territori.

E’ attraversato dal 45° parallelo Nord, il famoso “parallelo del vino” che percorrendo l’Europa, dopo la zona di Bordeaux, attraversa il nostro Piemonte, Astigiano e Monferrato, per  raggiungere  l’Oltrepò e proseguire.

Qui la viticoltura è parte dominante non solo per le condizioni pedoclimatiche favorevoli ma anche per la sua antichissima tradizione.

E’ la terza area italiana più estesa per superfice investita a vite e con produzioni prevalentemente a DOC.

La presenza della vite sulle colline dell’Oltrepò risale ad epoche preistoriche, come testimonia il tralcio di vite fossile conservato nel Museo Archeologico di Casteggio.

Dagli Etruschi del Vl secolo a.C., si passa a Plinio il Vecchio che scrive di florida viticoltura in questi luoghi. I monaci dell’Abbazia di San Colombano ripristinarono questa coltivazione dopo le scorribande barbariche e successivamente nel Medioevo, le famiglie nobili dai loro castelli dominavano le colline scolpite dai  lunghi filari di vite.

Ma è nell’800 che questo territorio vede la prima valorizzazione del proprio patrimonio enologico, tanto che si contavano più di 200 vitigni autoctoni.

Nel corso degli anni, qualcosa si è perso naturalmente ma si è guadagnato in termini di razionalizzazione e specializzazione dei vigneti nonchè nella vinificazione, a vantaggio della qualità.

Uno dei vini dell’Oltrepò con una grande territorialità è senz’altro Il Buttafuoco, un vino rosso DOC la cui produzione è consentita nella zona orientale della provincia di Pavia.

Si ottiene dalla vinificazione congiunta della Croatina o Bonarda al 50%, con della Barbera al 25% e per la restante quota, dall’Uva Rara e dall’Ughetta di Canneto tutti vitigni autoctoni.

La prima varietà da struttura, colore e sentore di frutta rossa;  la seconda dona il suo buon grado di acidità e rafforza la struttura mentre le ultime, concedono finezza, eleganza ed una nota speziata al sorso.

La DOC è dal 2010, ma i riscontri più significativi che questo vino ha ottenuto negli ultimi trent’anni sono dovuti all’attività di undici vignaioli (oggi sedici) che fondarono il “Club del Buttafuoco Storico”, in seguito divenuto Consorzio, che ha portato cambiamenti essenziali.

Infatti ha circoscritto la zona (7 sono i comuni qualificati), selezionato le vigne migliori, controllato le produzioni a vantaggio dell’aspetto qualitativo e valorizzato il vino con un’accorta promozione.

Ma il cambiamento più radicale verso l’antica tradizione, è rappresentato dalla trasformazione  da un vino rosso carico e alquanto “spumeggiante” ad un grande vino rosso fermo e di grande struttura, al passo con la richiesta del mercato.

Il nome Buttafuoco sembra derivi dalla fantasia dialettale contadina, cioè vino “che scalda” come il fuoco, perché di carattere e di corpo.

L’effige del Circolo, riportato sulle bottiglie ed etichette, è costituito da un ovale che ricorda la botte tipica dell’Oltrepò Pavese, dalla scritta omonima, da un veliero con le vele infuocate posizionato al centro e da due nastri che rappresentano i due torrenti, Versa e Scurapasso che delimitano la zona di produzione.

La presenza del veliero è legata ad un’antica leggenda dell’800 per la quale  una nave dal nome Buttafuoco, costruita dalla marina austro-ungarica per traghettare sul Po’ le truppe imperiali, venne distrutta e incendiata durante le guerre tra l’esercito imperiale e quello franco-sabaudo.

Il Buttafuoco Storico, Vigna Sacca del Prete, della cantina Fiamberti, con il suo inconfondibile leone rosso come marchio aziendale, si fregia del marchio “Storico” dato che raggiunge un punteggio superiore ad 80 centesimi, attribuito da una commissione tecnica dedicata a questo vino.

Questa è una delle cantine più antiche non solo della zona, ma di tutta la Lombardia, tanto che nel 2014 ha festeggiato i 200 anni d’attività.

Buona parte delle loro etichette portano il nome della vigna d’origine e ciò per enfatizzare il legame al territorio, all’insegna della tradizione locale.

Nel 1996 nacque il progetto Buttafuoco Storico, rappresentato dall’acquisto di una vigna singolare, la “Sacca del prete” localizzata a circa 300 mt s.l.m., un edificio ben ristrutturato con una moderna cantina per l’invecchiamento ed un locale di degustazione.

A fine Settembre la vendemmia manuale delle uve, accurata e differenziata a seconda della loro maturazione. Di seguito, diraspatura e pigiatura, con le uve riposte in vasche di cemento per la macerazione sulle vinacce per 50 gg. Svinatura e affinamento, dapprima  per 3 anni in barrique e infine per un anno in bottiglia.

E’ un vino dal colore rosso vivo, rubino intenso. Un sentore di frutta rossa matura prugne, ciliegie e marasca “sotto spirito”, delicatamente speziato e balsamico. Assolutamente equilibrato, naso e bocca diretti. Rotondo, caldo, di grande struttura, delicatamente tannico e con un ottimo finale. Gradazione15°C.

Da bere subito, visto la particolare vinificazione, anche se tiene l’invecchiamento.

Apritelo un’ora prima e poi portatelo in tavola ad una temperatura di 16-18°C con dei piatti a base di carne rossa, alla brace, arrosto o stufata. Primi piatti e secondi  a base di selvaggina. Anche con dei salumi o formaggi dalla media stagionatura.

E come sempre

…mezzo vuoto o mezzo pieno??

Purché sia buono, bianco, rosso e verde!!

 

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