IN CANTINA

BIANCHIVAL D'AOSTA

Petite Arvine, Vallée d’Aoste DOC, Az. Agricola Rosset Terroir, Quart (Ao)

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In diverse regioni d’Italia, la viticoltura viene definita “eroica”.

Questo termine è riportato sulla stampa specializzata dagli anni ’50 e indica la coltivazione della vite praticata in condizioni estreme rispetto a quella tradizionale.

Ci sono alcuni parametri stabiliti che la identificano.

Dalle aree coltivate, come le vallate alpine, le scogliere o sulle isole, alla pendenza dei terreni, che deve risultare maggiore del 30%, o alle altitudini superiori ai 500 mt s.l.m., fino alla presenza di gradoni o terrazze per allevare le piante.

Dal 2017, ogni anno in Valle d’Aosta al Forte di Bard, il CERVIM (C.tro di Ricerche, Studi, e Valorizzazione per la Viticoltura Montana) con il patrocinio dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) assegna il premio “Mondial des Vins Estrémes” ai migliori vini prodotti in zone eroiche, prova tangibile dell’interesse e della tradizione vitivinicola di questa regione.

In effetti in Valle d’Aosta, sono stati ritrovati reperti antichissimi, dai semi di Vitis vinifera, alle botti di legno dei Celti, ai torchi ed ai tini dell’età romana, nonché a raffigurazioni e documenti di epoche diverse sempre legati all’uva ed al vino.

Inoltre, dai dati raccolti, verso la fine del 1800 la vite occupava la maggior superfice coltivabile regionale, a dimostrazione dell’importanza che questo settore aveva e che ancora oggi ha, nel contesto agricolo valdostano.

Purtroppo, fattori come la fillossera, i conflitti bellici mondiali e la successiva industrializzazione con l’abbandono dell’attività agricola, hanno determinato una drastica ma temporanea riduzione della superficie vitata.

Infatti, fortunatamente questa fu ripristinata dal decennio ‘70-‘80, grazie anche al coinvolgimento delle Istituzioni Regionali e alla comparsa delle prime cooperative, entrambe capaci di promuovere e tutelare l’intero settore.

Ma non tutti hanno seguito il concetto dell’associazionismo, perché alcuni vignaioli con passione, grande impegno e spirito imprenditoriale hanno costituito piccole realtà agricole di grande spessore produttivo e capaci di proporre eccellenti etichette.

Un esempio è senz’altro la Cantina Rosset-Terroir.

Significativo è il legame tra questa famiglia, il territorio e l’attività agricola, evidenziato non solo dall’unione del proprio nome al termine “terroir” ma soprattutto, dal produrre vini tipici di qualità, da vitigni autoctoni o diffusi localmente, con grande attenzione alla salvaguardia dell’ambiente circostante.

È una cantina emergente, dato che la storia è alquanto recente ed inizia nel 2001, quando i tre ettari di terreno agricolo di proprietà vengono convertiti in vigneto.

Più di una decina d’anni per acquisire esperienza, apprendere nuove competenze, effettuare mirati investimenti fondiari per aumentare le produzioni, con l’obiettivo di avere un prodotto finale di chiara espressione territoriale e di grande qualità.

Ad esempio, in cantina per la vinificazione di alcuni vini, vennero utilizzati contenitori particolari come orci e anfore in terracotta, con lo scopo sia di migliorare la micro-ossigenazione ed ottenere un ottimo isolamento termico, che di differenziarsi dalle altre aziende.

Tre anni fa, furono acquistati altri 4 ettari disposti ad altitudini di circa 1000 mt s.l.m., per esaltare al massimo le potenzialità di alcuni vitigni locali in relazione alle condizioni pedo-climatiche della zona.

Uno di questi vini è senz’altro, un Petìte Arvine in purezza, un vitigno tipico di questo tratto dell’arco alpino.

In effetti, sembra che le origini siano svizzere e che venga coltivato attualmente, sia nel Vallese elvetico, che lungo le dorsali delle Alpi Francesi, ma pure in Valle d’Aosta dove si è acclimatato perfettamente.

Due sono le sue caratteristiche principali: i piccoli acini dei grappoli, ecco perché “petìte” e la predisposizione alla coltivazione in quota, tanto da esser definito la “vite dei ghiacciai”.

La vigna è situata ad una altezza di 600 mt, con terreno sabbioso e con un deciso dislivello, pertanto le lavorazioni sono tutte manuali, compresa la vendemmia che avviene a fine di Settembre.

Una volta in cantina, le uve subiscono una pressatura soffice e successivamente il mosto ottenuto va incontro alla fermentazione ed all’affinamento che avvengono entrambe in acciaio a temperatura controllata.

Di colore giallo paglierino piuttosto brillante. Floreale e fruttato, dove emergono sentori di gelsomino, mela e la frutta a polpa bianca e gli agrumi. Assolutamente equilibrato e verticale. Pur Risulta delicato, fresco, minerale, con un’ottima sapidità e di buona persistenza. Gradazione 13,5%.

E’ di pronta beve ma si può tenere un paio d’anni in cantina.

Temperatura di servizio 8°-10°C, a tutto pasto, dato che lo si può abbinare con antipasti di mare e di terra, primi di pesce, come pasta con le vongole, oppure risotti ai frutti di mare o zuppette in bianco, finendo con  pesci alla griglia o al forno.

E’ possibile abbinarlo con dei primi alle verdure, oppure a dei secondi  a base di carne bianca o con dei formaggi freschi e di media stagionatura.

E come sempre

…mezzo vuoto o mezzo pieno??

Purchè sia buono, bianco, rosso e verde!!

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