Il Trentino Alto-Adige è una delle zone viticole italiane di montagna più estese, con 15 mila ettari vitati maggiormente concentrati nelle aree alpine e collinari (10 mila in provincia di Trento) e che producono più di 1 milione di ettolitri di vino, con la prevalenza dei bianchi per lo sviluppo recente della spumantizzazione.
Il profilo morfologico montuoso del territorio presenta fasce climatiche e pedologiche alquanto diverse fra loro, dove i vigneti producono vini di grandissima qualità ma esclusivi e tipici delle relative zone di produzione; ad esempio, è netta la differenza tra i vini ottenuti dagli stessi vitigni ma coltivati nella parte trentina, piuttosto che in quella altoatesina.
E’ una regione con un’antica tradizione enologica.
Infatti, nel 1825 in Val di Cembra (Tn) fu ritrovato un vaso di rame del IV secolo a. C., utilizzato probabilmente per il consumo di vino durante le feste o i riti profani.
Dalle popolazioni retiche che qui iniziarono a coltivare la vite, ai romani che non solo la consolidarono ma iniziarono ad esportare il vino prodotto, passando per gli ordini monastici delle grandi abazie, la vite ed il vino, rappresentarono nei secoli per questa regione un punto di forza sociale ed economico.
Inoltre, dal medioevo alla fine del primo conflitto mondiale, la dominazione su queste terre delle famiglie nobili nordeuropee, ebbe un ruolo importante, perché da un lato favorì lo sviluppo della coltivazione della vite, in particolare lungo le valli Isarco e Adige mentre dall’altro, valorizzò i vini trentini creando una vantaggiosa attività d’esportazione, dovuta alla forte richiesta, con i paesi oltralpe.
Tutto ciò naturalmente venne a terminare negli anni a seguire la Prima guerra mondiale, per la presenza dei vigneti gravemente danneggiati dal conflitto e per la quasi totale chiusura degli sbocchi commerciali esteri. E visto che alla sfortuna non c’è mai limite, in quegli anni la fillossera prese a colpire le vigne, distruggendo il patrimonio viticolo regionale.
Per molti secoli, in molte aree agricole, il territorio era caratterizzato da filari di vite intervallati con altre colture, dalle piante da orto, ai cereali di montagna, nonché da piante da frutto, tutto per il sostentamento della famiglia rurale.
Dopo il secondo conflitto mondiale la situazione si modificò e iniziò un piano strutturato per riorganizzare e sviluppare il settore agricolo in genere, dedicando ad ogni specifica zona determinate colture.
In ambito enologico, nel 1950 venne elaborata da un comitato la Carta Viticola del Trentino, grazie alla quale si identificarono le zone a maggiore vocazione quali, la Valle dell’Adige con la Piana Rotaliana, le Valli di Cembra e dei Laghi, la Vallagarina, etc…
S’ intraprese il reimpianto delle vigne ed il rinnovamento varietale, con l’introduzione di nuovi vitigni e con il miglioramento genetico di quelli autoctoni, per garantire un livello qualitativo migliore e più innovativo.
Uno di questi vitigni autoctoni che ha trovato il suo luogo ideale in una di queste aree, è senz’altro il Teroldego Rotaliano.
Da analisi genetiche ha similitudini molto ampie, con Lagrein, Marzemino e Syrah. Le origini sono leggermente discordanti e vanno dall’antica provenienza della limitrofa Valpolicella, al Tirolo, o più semplicemente da Teroldeghe, località del comune di Mezzolombardo.
Viene chiamato anche “Sangue di drago”, perché legato ad una leggenda popolare nella quale un valoroso cavaliere uccise un drago abitante i monti sopra Mezzocorona; alcune gocce del sangue della malefica bestia toccando terra, fecero nascere delle piantine di vite.
Inoltre, si dice Rotaliano, perché strettamente legato alla “Piana”, il territorio dove trova la sua massima, e si può dire esclusiva espressione (435 ettari e 65 mila q.li di uva).
La piana è di origine alluvionale, creata da un antico ghiacciaio, circondata da alte pareti rocciose, con un terreno assolutamente fertile e leggero e con un clima mite, visto la presenza benefica dei monti ma con significative escursioni termiche.
La DOC (1971) prevede quattro tipologie (tutte in purezza): Rosso o Rubino, Rosato o Kretzer, Superiore e Sup. Riserva, dove vinificazione, maturazione, affinamento e gradazione alcolica, risultano i fattori differenzianti.
Naturalmente molte sono le cantine ubicate in questa zona che vinificano questo vitigno. Una ad esempio, è quella dei f.lli Dorigati, proprio a Mezzocorona.
Familiare e tradizionale, perché vitivinicoltori da metà dell’800 e da ben cinque generazioni nonché legata al territorio nativo: terre, vigne e vini del Trentino.
I vigneti circondano l’abitato di Mezzocorona e la cantina che si trova nel centro storico del paese, dal profilo tipicamente rurale, è stata edificata in tre epoche diverse dall’800, al ‘900, fino a quella attuale del 1998.
Sia i due locali sotterranei che quello a pian terreno, sono adibiti alla conservazione del vino e sono privi di condizionatori, grazie alle spesse pareti strutturali; pertanto, umidità e temperatura costanti in ogni stagione.
Recentemente si è costituita la “Teroldego Evolution”, un’associazione di 9 produttori della “Piana” alla quale partecipa anche tale cantina: l’obiettivo è quello di valorizzare al massimo questo vino, portandolo a conoscenza non solo su tutto il territorio nazionale ma anche nel mondo.
Oggi vogliamo segnalare un’etichetta particolare di Teroldego, una Riserva Sup., che porta il nome del fondatore dell’azienda “Luigi” e che proviene da un singolo vigneto specifico, il “Sottodossi”.
Le uve raggiunte la giusta maturazione (Ottobre) vengono vendemmiate a mano selettivamente e di seguito portate in cantina per la macerazione che dura circa un mese. La maturazione successiva avviene prima in botti di rovere per un anno e poi in acciaio; l’affinamento in bottiglia, per 24 mesi, in locali adeguati.
Nel bicchiere è di colore rosso carico e riflessi tendenti al viola. La frutta matura, marasca, ribes nero, le more; una nota speziata e balsamica, con un finale leggermente vanigliato.
Il tannino è importante ma piacevole e vellutato, caldo e forte, alquanto equilibrato e notevolmente persistente. Gradazione 13,5%.
Da bere subito oppure…dimenticatevelo in cantina (anche più di 10 anni) ma servitelo a temperatura di 18°C dopo averlo aperto 30 minuti prima.
Insieme a formaggi e salumi stagionati, oppure diversi tipi di piatti di carne, dalla brace, agli arrosti fino alla selvaggina.
E naturalmente,
…mezzo pieno o mezzo vuoto??
Purché sia buono, bianco, rosso, e verde!!