Appena fuori la città di Bressanone, in direzione Brennero, due sono le immagini che ai nostri occhi appaiono chiaramente:
la prima è di carattere naturalistico, una conca che nelle belle stagioni risulta di un verde lussureggiante, percorsa e delimitata quasi esclusivamente da filari di vite, mentre la seconda è architettonica, per la presenza di un’imponente edificio storico religioso, l’Abbazia di Novacella.
Questa, situata nell’omonimo comune a pochi chilometri da Bressanone, è di antichissima fondazione, rappresentata da un complesso di fabbricati religiosi e civili che a distanza di secoli ancora la collocano come una delle abbazie più importanti di tutto l’Arco Alpino.
Fu costruita verso la metà del 1100 dai monaci austriaci dell’Ordine Canonico degli Agostiniani e rappresentava un luogo di sicuro ristoro per i pellegrini cristiani nord-europei in viaggio verso Roma o per la Terra Santa.
Fu distrutta più volte e di seguito riedificata, ma rimase sempre un punto di riferimento religioso, educativo e culturale, tanto che ancora oggi è sede di un istituto scolastico e di un convitto, di un Centro Congressi, nonché di altre attività didattiche.
Ma c’è qualcos’altro che per prestigio emerge dall’abbazia:
la produzione e commercializzazione di rinomati vini bianchi, degni rappresentanti della tradizione enologica dell’Alto Adige.
Novacella è una delle più antiche cantine della zona, sorta insieme alla stessa abbazia e da sempre dotata di numerosi terreni e vigne, ancora oggi tra le più a nord del nostro Paese.
Sono 70 gli ettari in produzione a vigneto, dei quali 25 in proprietà ed i rimanenti in cooperazione, tutti ben distribuiti sui rilievi circostanti, dai 600 fino a 900 mt.s.l.m.
Due sono i centri di coltivazione e vinificazione della cantina:
per i vini rossi a Cornaiano e nei dintorni di Bolzano, mentre per quelli bianchi, qui a Novacella.
La combinazione dei fattori quali terreno, clima, esposizione, altitudine e vitigno, risulta perfetta, tanto da ottenere uve e di conseguenze vini bianchi con caratteristiche uniche, per gli aromi fruttati e floreali, l’acidità, la sapidità e la mineralità; il tutto, con una persistenza veramente notevole.
Una curiosità indicativa.
Nel punto vendita della cantina annesso all’abbazia, si possono acquistare dei manifesti sui quali ad ogni vino bianco prodotto vengono associate delle immagini relative a frutta e fiori, che corrispondono perfettamente ai sentori olfattivi e gustativi che quel vino presenta.
Tra questi vini c’è senz’altro il Kerner, un bianco derivato da un vitigno semi-aromatico a bacca bianca, di antica origine tedesca e creato in Germania nel 1929, incrociando la Schiava Grossa (Trollinger) ed il Riesling Renano.
Prende il nome, perché a lui dedicato, dal tedesco J.Kerner, uomo di grande cultura, medico, scrittore e appassionato di vino, al quale dedicò studi e persino alcune poesie.
E’ una varietà che essendo resistente al gelo la si trova facilmente nei paesi che abbracciano l’arco alpino e sui pendii ad alta quota, infatti da noi la si coltiva da decenni, nelle valli d’Isarco e Venosta.
Nel ’93 venne istituita la DOC Alto Adige .
Grazie al proprio principio di base “Meglio poco ma buono” costantemente mantenuto negli anni, oggi questa cantina è giustamente considerata un riferimento prestigioso nel panorama enologico sia altoatesino che italiano.
Due sono le linee di produzione, Classica e Praepositus.
La prima è rappresentata da vini giovani, che risultano di pronta beva, piacevolmente fruttati e di grande freschezza, mentre la seconda esprime le produzioni di qualità superiore, derivanti da piccole aree particolarmente vocate .
Questa linea è sinonimo di antica tradizione, dato che il nome è relativo alle migliori annate che nei tempi antichi venivano dedicate ai più illustri vescovi preposti dell’abbazia.
Dalla metà di ottobre, le uve del Kerner, prima vengono selezionate, e poi vendemmiate; sono uve ottenute da piante mediamente giovani.
Successivamente dopo le fasi di macerazione e diraspatura, il mosto viene portato a fermentazione e maturazione in vasche d’acciaio a temperatura controllata per 6 mesi.
Una volta imbottigliato, l’affinamento si completa per altri 3 mesi, dopo i quali, viene commercializzato.
Essendo un vino di alta qualità ma giovane e che non fa legno, si presenta di un colore giallo tenue e riflessi verdolini. Gustosamente fruttato, pesca e albicocca, agrumato con un sentore di frutta tropicale; la componente floreale sono i fiori di sambuco.
Equilibrato, di struttura, morbido, fresco e con un finale alquanto piacevole e persistente. Gradazione 14,5%.
Perfetto da bere subito, a temperatura di 8-10 ° C, ma è possibile lasciarlo un paio d’anni in cantina con un ottima evoluzione.
E poi, a tutto pesce, tartare, affumicato e crostacei oppure primi e zuppette con molluschi di vario genere; un branzino al sale o dei filetti di cernia al burro e salvia spruzzati con questo vino bianco.
Pollame arrosto con frutta caramellata e se transitiamo da quelle parti, proviamolo con un piatto
di gnocchi di patate, canederli o spatzle con formaggio e burro fuso di malga.
E naturalmente
… mezzo vuoto o mezzo pieno??
Purché sia buono, bianco, rosso e verde!!