Le zone circostanti il grande lago di Garda sono caratterizzate da un clima mediamente mite e temperato, questo perché l’enorme quantità d’acqua presente tende a moderare il caldo estivo piuttosto che le rigide temperature invernali.
Inoltre, dalle montagne circostanti scendono delle correnti d’aria fresca che in estate giocano un ruolo importante, perché riducono in modo sensibile l’umidità e la calura estiva sia sulle coste che nell’entroterra.
Di tutto ciò ne beneficiano le coltivazioni, in particolare la vite e l’ulivo che trovando delle condizioni climatiche ideali, danno risultati produttivi eccellenti, così da essere definite colture e produzioni “tipiche” gardesane.
Nella parte meridionale del Benaco, compresa tra Lombardia e Veneto, tra la riviera del lago e l’adiacente entroterra, la vite risulta un elemento principale del territorio.
È un’area che inizia ad occidente dalla Valtenesi bresciana, continua in Lugana e nei vicini Colli Mantovani, fino a risalire ad est dopo Bardolino, nella provincia di Verona, ai confini con il Trentino.
Qui negli anni la viticoltura si è sviluppata moltissimo perché oltre alle condizioni climatiche favorevoli, ha trovato terre idonee, di natura per lo più morenica e di diversa struttura.
Sono per lo più suoli argillosi, sabbiosi, ricchi di scheletro e di elementi minerali ma tutti in grado d’influire positivamente tanto sullo sviluppo vegeto-produttivo delle viti, quanto sulle caratteristiche strutturali e sensoriali dei vini prodotti.
Una delle zone di quest’area che negli ultimi anni ha avuto riscontri favorevoli sia dagli esperti che dal mercato, è senz’altro quella del Bardolino, vino prodotto su una superfice vitata di 2700 ettari distribuita in sedici comuni veronesi.
Tanti sono gli elementi che confermano fin dai tempi più antichi, la tradizione e la cultura vitivinicola in questa zona.
I semi di Vitis Vinifera risalenti all’età del bronzo, le coppe ed i contenitori dell’epoca romana, oppure i dipinti e le rappresentazioni a tema viticolo presenti sulle pareti nelle “pievi” e nelle chiese locali; anche qui il clero con i suoi enti monastici ha assunto un ruolo fondamentale sia per la divulgazione che per la salvaguardia delle tecniche colturali e di vinificazione.
Infine, bisogna necessariamente ricordare che questi territori sono stati governati per anni dalla Repubblica di Venezia, che con la sua estesa rete commerciale ha contribuito in modo significativo alla diffusione di molti vini prodotti nelle proprie terre.
Legate al comune di Bardolino ed al suo omonimo vino, troviamo leggende ed usanze storiche.
Infatti, da una leggenda, sembra che il nome derivi dalla figlia del re Axuleto, Bardali, fondatrice di Mantova e celebrata da Virgilio e Dante nei loro scritti.
Mentre la tradizione locale rivela che fino ai primi anni del 1800, il mosto di questo vino veniva fatto fermentare in alcune cavità del terreno, rese impermeabili e ricoperte da particolari lastre di pietra.
La prima forma consortile significativa di tutela, dopo due precedenti esperienze, avvenne alla fine degli anni’60, successivamente al riconoscimento delle denominazioni DOC per il Bardolino Classico e DOCG per il Superiore, entrambe avvenute nel 1968.
La base di questo vino è un vitigno a bacca nera autoctono veronese, la Corvina, il vitigno storico della Valpolicella e la base di molti vini del veronese;
a dimostrazione della sua importanza si segnala che nell’ultimo disciplinare del 2018 la percentuale di Corvina va dal 35 al 95% sul totale.
Altri vitigni autoctoni sono ammessi, quali il Corvinone (massimo il 20% in sostituzione di pari quantità di Corvina), la Rondinella (5-40%), la Molinara (0-15%) e altre uve da vitigni a bacca rossa non aromatici e idonei alla coltivazione in Veneto (20%).
Tre sono i vini principali: Bardolino Doc, Bardolino “Classico” Doc, prodotto solo in sei comuni di più antica produzione, e Bardolino Superiore DOCG, almeno 12 mesi d’invecchiamento dal 1° di Novembre dell’anno di vendemmia.
Per i primi due, le tipologie sono Rosso, Chiaretto, Spumante, ottenuto dal Chiaretto e Novello, mentre per il Superiore solo Rosso.
Più di un migliaio di aziende producono questi vini e tra queste, nel cuore della DOC, tra Lazise e Cavaion Veronese sorge la cantina Le Tende, dove dagli anni ’90 si ottengono con grande passione e con metodo biologico certificato, vini di qualità che sono espressioni chiare e identificative del territorio.
Fino a qualche anno fa, questi vini avevano la caratteristica di risultare molto beverini, leggeri e dal profilo semplice.
Ebbene questa cantina, come altre del resto, ha avuto l’ingegno e la forza di modificare qualcosa (anche perché il mercato lo richiedeva) dando più struttura e personalità, sfruttando sempre i vitigni storici senza perdere il profilo tradizionale.
Una delle etichette che hanno posto all’attenzione la cantina Le Tende, è il Bardolino Classico Superiore 2020, uvaggio di vitigni autoctoni veronesi, Corvina, Molinara e Rondinella, riconosciuto recentemente dal Gambero Rosso con i 3 Bicchieri.
La vendemmia manuale ai primi d’Autunno con le uve a giusta maturazione. Segue diraspatura e macerazione sulle bucce per una decina di giorni, con vinificazione e affinamento di 12 mesi in vasche d’acciaio e barrique nel periodo finale.
Nel bicchiere si presenta di un bel colore rosso rubino acceso. Floreale e fruttato. Fiori delicati e frutta di sottobosco matura, come lampone e ribes; il bitter ed un leggero tocco di china. Leggermente speziato, con la vaniglia e la mandorla nel finale. Naso e bocca in sintonia.
Fresco, fine e beverino, sapido e appena tannico. Gradazione 13%.
È possibile lasciarlo per poco in cantina, ma preferibilmente è da bere subito ad una temperatura di servizio di 14-16°C, a tutto pasto. Dagli antipasti a base di formaggi freschi o di media stagionatura e salumi, con giardiniera, torte salate a base di verdure o peperonata. Diversi i primi piatti. Dalle zuppe di verdure e legumi, alle paste ripiene con la carne, la zucca o con ricotta e spinaci. Risotto con i funghi, alla milanese, penne all’arrabbiata, cacio e pepe, oppure orecchiette al pomodoro con melanzane, olive e pecorino.
Pollo allo spiedo con patate, grigliata mista di carne, spezzatino di vitello con verdure o scaloppe.
E stoccafisso o baccalà cucinati con qualche ricetta regionale?
E come sempre
…mezzo vuoto o mezzo pieno?
Purchè sia buono, bianco, rosso e verde!
4 Commenti. Nuovo commento
Grazie per i complimenti gentilissimo Aldo. Farò il possibile per scrivere sempre dei buoni e interessanti articoli sui nostri vini e sulle tradizioni locali dei territori dove essi vengono prodotti.
Il nostro obiettivo è quello di far conoscere ciò che c’è dietro ad una vite, un grappolo ed una bottiglia di vino.
Ottimo lavoro Fabio e Pierangelo, e non è che l’inizio!!!
Conoscendo la vostra passione e cultura enologica senz’altro saprete “ubriacarci di cultura del bere” in maniera raffinata e sapiente. Questa vostra iniziativa diventerà di certo una “bussola ” per poterci orientare in un contesto così ricco ed in continua evoluzione come quello del vino.
Sarà bellissimo per noi amici, e per tutti coloro che vi seguiranno, farci accompagnare” per mano” nelle cantine della nostra splendida Italia!!!
Complimenti ragazzi!!!
Caro Massimo, grazie per le tue parole.
Per noi, sarebbe veramente il meglio, il massimo (scusa il gioco di parole!) potervi orientare verso una scelta. Ma posso assicurarti che sarà sufficiente nonché di grande soddisfazione sapere della vostra lettura e dell’eventuale apprezzamento dell’articolo pubblicato;
far conoscere cosa c’è nel bicchiere è il nostro principale fine.
Questo può essere considerato un breve viaggio enologico sì tra le cantine, ma soprattutto tra le meravigliose vigne d’Italia.
Grazie Marco per avermi lasciato un tuo commento.
In effetti è un’ottima bottiglia che evidenzia perfettamente le caratteristiche di questo vino.
Spero di leggere ancora qualche tua considerazione.