Il Friuli V.G., grazie alle caratteristiche pedoclimatiche, è da sempre incline alla viticoltura che a partire dal 1960, si è sviluppata in modo significativo, raggiungendo così al giorno d’oggi un contesto enologico eterogeneo e d’eccellenza.
Vitigni autoctoni e internazionali vengono vinificati con maestria nelle zone vitivinicole principali (9) ognuna caratterizzata da panorami naturali, condizioni climatiche e tipologia dei suoli particolari, creando in alcune aree, dei veri e propri “terroir”.
Visto la grande fama, i vini bianchi con il 67% della superficie, predominano su rossi e rosati, e per circa l’80% prodotti in zone a denominazione, suddivise in quattro DOCG, dieci DOC e tre IGT.
Una delle varietà a bacca bianca più allevate su queste terre è senza dubbio, il Pinot grigio.
Le origini antiche, tardo Medioevo, sono legate alla Borgogna e geneticamente il legame è naturale con il Pinot Nero, come del resto tutte le altre varietà di Pinot, nate da mutazioni spontanee del progenitore.
Il nome Pinot, che in francese vuol dire pigna, sta ad indicare la somiglianza, per la compattezza degli acini, tra il grappolo e la pigna delle conifere, mentre grigio, è il colore dell’acino che tende al ramato nell’ultimo periodo della maturazione.
Una delle cantine friulane che vinifica con maestria ed eccellenti risultati il Pinot Grigio, è Borgo delle Oche, una realtà vitivinicola giovane, a conduzione familiare, con una decina di ettari di superficie vitata.
Siamo nel comune di Valvasone, un borgo medievale in provincia di Pordenone, nella pianura occidentale friulana, in zona Grave, una tra le più rinomate DOC e la più estesa, che abbraccia la provincia di Pordenone ed in parte in quella di Udine; quest’area ricopre più della metà della produzione vinicola regionale.
Il nome Grave deriva da “gaves” che sono i grossi sassi trasportati nel corso dei secoli dalle esondazioni del Tagliamento, fiume che bagna buona parte del territorio.
Le attrazioni di Valvasone, segnalato tra “I Borghi più Belli d’Italia”, sono il castello del 1200 con fossato e cinta muraria ricostruiti, i palazzi signorili riedificati, ed il centro storico perfettamente conservato, che annualmente rivive una manifestazione popolare medievale di forte richiamo.
Fuori le mura del “Castello del Lupo”, così l’originario nome, in epoche antiche, vivevano per la maggior parte piccoli contadini, i quali allevavano animali da cortile e tra questi le oche, un simpatico pennuto molto comune nelle campagne friulane; da qui, il nome della borgata e della cantina.
Su questa piana, in terreni ricchi di scheletro e poveri di sostanze, le vigne di Pinot grigio vengono vendemmiate verso l’inizio di Settembre e l’uva raccolta, una parte verrà utilizzata per vinificare il classico Pinot grigio e l’altra il ramato “Lùsigne”.
Una volta pigiata e diraspata, l’uva con le bucce viene messa a fermentare in contenitori d’acciaio a temperatura controllata (17°C) per 5 giorni, in modo che il vino acquisisca il particolare colore.
Tolte le bucce, il vino prosegue con le fermentazioni alcolica e malolattica, sempre in acciaio a temperatura regolare.
Successivamente, il vino viene travasato in anfore sulle fecce fini, dove rimane per 8 mesi, alla fine dei quali viene imbottigliato.
E’ da poco che in questa cantina si utilizzano le anfore per l’affinamento e questo per la filosofia aziendale, basata sulla ricerca della qualità dei propri vini, rispettando le risorse naturali disponibili ma soprattutto, sulla realizzazione di vini complessi e di grande personalità.
Dalla Magna Grecia, agli Etruschi ed in seguito ai Romani, naturale era conservare il vino, o meglio i succhi d’uva fermentati in recipienti di terracotta.
In Borgo delle Oche, vengono impiegate le anfore d’argilla d’Impruneta, per le caratteristiche chimico-fisiche e per le speciali chiusure in acciaio inox o argilla, che isolano al meglio il vino dall’ossigeno.
Inoltre, avendo una forte tenuta, una volta cotte nel forno possono essere lasciate “a crudo”, oppure eventualmente trattate con sola cera d’api, prodotto naturale che non trasferisce alcunché al vino.
La tutela dell’ambente ed il legame verso la terra natia di questi vignaiuoli, sono espressi in questo vino, dato che il nome deriva dal friulano lucciola e si riferisce ad una raccolta di poesie di Pasolini dal titolo “Lùsignis” che descrive la scomparsa di questo simpatico insetto, dovuta all’inquinamento.
Il Lùsigne, si presenta di un bel color ramato, limpido e trasparente. Floreale con una fresca rosa e fruttato con la pesca nettarina, le fragoline di bosco e l’amarena; un piacevole sentore d’incenso. Complesso, intenso e di corpo, fresco e sapido. Naso e bocca in equilibrio, con una buona persistenza. Gradazione 13°C.
E’ possibile tenerlo in cantina per pochi anni ma è di pronta beva ad una temperatura di servizio di 10°-12°C.
Accompagnamolo con prosciutto S. Daniele e formaggio Latteria Friulano di media stagionatura. Primi piatti di terra, pasta al pomodoro, basilico e origano, con Parmigiano R. 24-30 mesi, sformati di verdure con formaggio e prosciutto cotto oppure “malfatti”di ricotta e spinaci al burro e formaggio fuso di malga.
Tagliolini ai frutti di mare, zuppa, pesci al cartoccio o in umido, una tagliata di tonno alla griglia oppure una bella frittura.
Un ‘ultima cosa.
Se andate a La “Cité du Vin”, il Museo del Vino a Bordeaux, tra i vini italiani troverete il Pinot Grigio del Borgo delle Oche, a dimostrazione della validità dei vini di questa cantina.
E come sempre
…mezzo vuoto o mezzo pieno?
Purché sia buono, bianco, rosso e verde!