Uno slogan suggestivo degli anni ’70, identificava questa regione come “Un territorio dal paesaggio affascinante, con grotte carsiche e ripidi pendii che scendono verso il mare, tutto ciò come sfondo ad un vigneto chiamato Friuli”.
Il Friuli è da tutti considerato un territorio dove si producono grandi vini ed in particolare, bianchi.
In effetti, oggi il 70 % della superficie viticola è coltivata con vitigni a bacca bianca, che danno origine a vini dalla grande popolarità, dalla qualità eccellente e dalle caratteristiche organolettiche singolari, e che per questo gli esperti definiscono i “Super Whites”.
Sono vini che derivano da una viticoltura di altissimo livello che si è sviluppata dalla metà del secolo scorso, sfruttando le caratteristiche del suolo, del clima e l’influenza del mare, alle quali è stata aggiunta l’importante azione dell’uomo.
In Italia solo un’altra regione può vantare, per tradizione, tipicità e qualità una realtà simile, ed è l’Alto Adige.
Nei secoli in Friuli, le diverse dominazioni hanno contribuito allo sviluppo della vitivinicoltura, anche per aver introdotto dei vitigni internazionali che insieme agli autoctoni, hanno creato un eccellente patrimonio enologico regionale.
Tali vitigni, vinificati in purezza o in uvaggi/assemblaggi, danno origine ad una vasta gamma di vini, e mentre i primi sono esclusivamente legati al vitigno, gli altri sono anche il frutto di una sapiente ed esclusiva combinazione.
Per tutti gli addetti, è fondamentale il concetto che “il vino viene fatto prima in vigna e poi in cantina” e quindi è forte il legame con la terra ed il proprio territorio.
C’è una cura maniacale delle vigne, rappresentata da tecniche colturali di natura organica e sostenibili, un’attenta applicazione durante la vinificazione, nonché l’indiscutibile valorizzazione dei vitigni autoctoni.
Uno dei simboli, come produttore, che crede fermamente in questa filosofia, è senza ombra di dubbio Edi Keber.
Siamo nella zona del Collio Goriziano sulle colline circostanti il comune di Cormons, uno dei territori vitivinicoli più rinomati per i vini bianchi.
Da anni Keber ha legato il suo nome alla propria terra, tanto che insieme ad altri vignaiuoli, ristoratori e produttori di generi alimentari, ha sviluppato un progetto regionale dal nome “Piccolo Collio”, che ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare il turismo e l’enogastronomia territoriale.
In questa cantina si produce una sola etichetta, dal nome “Collio” , che a detta di molti, identifica perfettamente questa zona produttiva, visto che è un uvaggio costituito dai 3 vitigni autoctoni tipici, quali Friulano, Ribolla Gialla e Malvasia Istriana, rispettivamente, nel 70,15 e 15%.
Del Friulano e della Ribolla ne riparleremo nei prossimi articoli .
La Malvasia Istriana rientra nella famiglia delle Malvasie, originarie dalla Grecia, infatti, il nome deriva da quello di una città del Peloponneso, Monemvasia, ma dal 300 d.C. venne introdotta e coltivata in terra friulana.
Fu valorizzata con i commerci della Repubblica Veneta e ottenne una grande diffusione, perché fortemente apprezzata, durante l’impero Austro-Ungarico.
Oggi è presente lungo la fascia collinare e litoranea del Friuli ma in parte, anche in alcune zone venete limitrofe.
Ma torniamo al vino Collio di Keber .
I 12 ettari di vigne, allevate con principi biologici e biodinamici, da Settembre, vengono vendemmiati a mano, con le uve alla giusta maturazione e con grande attenzione proprio per trovare il periodo opportuno di raccolta per ognuna delle tre varietà.
Dopo la pigiatura, il mosto viene messo a fermentare in vasche di cemento, dove rimane per oltre 12 mesi; pigiatura e fermentazione sono distinte e separate per i tre tipi d’uva.
Affinamento in bottiglia, la quale è di forma particolare e con il tappo di sughero leggermente più piccolo del solito.
E’ un vino che si può tenere tranquillamente in cantina per due, tre anni ma se lo aprite subito va servito a temperatura di 12°-14°C lascandogli qualche minuto per “respirare”, così da apprezzarne le sue grandi qualità.
Di un colore giallo paglierino brillante con riflessi dorati. Intenso, floreale con la magnolia e fruttato con sentori di frutta fresca, come pesca bianca e cedro, e secca, come la mandorla.
Complesso e strutturato. Caldo, morbido e avvolgente, sapido e minerale, elegante e con un’ ottima persistenza. Gradazione 13°C.
Da abbinare con diversi piatti, dal pesce alle carni bianche. Carpacci di ricciola, tonno e spada, dentice al forno con patate oppure spaghetti ai frutti di mare e se transitate da Grado, abbinatelo al “boreto di pesce”.
Risotto con asparagi o zucchine con provola affumicata, tortelli alle erbette con burro fuso e formaggio di malga, oppure carni bianche al forno o in umido.
Semplicemente, come aperitivo con pane di segale, prosciutto San Daniele o di Sauris e dei formaggi freschi in genere.
E come sempre
…mezzo vuoto o mezzo pieno??
Purchè sia buono, bianco, rosso e verde!!