Continuiamo a parlare di vini bianchi, ma in un’altra regione, nel Friuli Venezia Giulia.
E lo facciamo con un vino in particolare, il Friulano, il quale lega il proprio nome a questa zona d’eccellenza.
Un detto popolare locale dice che “Cul tocai, a sparissin tuc’ i mai!” Con il Tocai spariscono tutti i mali.
Fino a qualche tempo fa, alcuni studiosi ritenevano che le origini di questo vitigno fossero ungheresi, nonostante non vi siano mai stati elementi simili con la varietà coltivata in Ungheria.
Questa teoria in effetti, è stata recentemente sconfessata, dato che alcuni dati scientifici hanno dimostrato significative analogie tra il Friulano ed una varietà francese dal nome “Sauvignonasse”, ormai scomparsa in terra transalpina e presente solo in Cile ed in zone limitrofe.
E’ necessario ricordare che anni fa il Tocai è stato motivo di controversia tra l’Italia e l’Ungheria, relativamente al nostro diritto di poter continuare a nominare “Tocai” il vino friulano.
La disputa si è aperta, perché la città ungherese Tokaji, essendo un’area di grande interesse vitivinicolo con una propria DOC, ha avanzato il privilegio esclusivo di chiamare il vino prodotto con il nome “ToKaij”.
Nel 2007 l’Unione Europea le diede ragione e vietò all’Italia l’utilizzo del termine “Tocai” per tutti i vini prodotti sul nostro territorio con la varietà friulana.
Quanto sia discutibile tale ordinanza è alquanto palese, dato che i vini sono decisamente diversi, i metodi di vinificazione pure e in Italia il vitigno è unico, mentre in Ungheria sono tre, Furmint, Hàrzeve lu e Muscat.
Infine, sembrerebbe che il vitigno base ungherese, il“Furmint”, abbia antiche origini italiane e derivi dal nome di una nobildonna Goriziana, tale Aurora Formentini, che nel 1600, andando in sposa ad un nobile ungherese, portò con sé in dote anche delle viti del vino friulano.
Attualmente il “nostro” Tocai è vinificato con ottimi risultati anche nel Veneto e nell’entroterra gardesano a San Martino d/ Battaglia, dove rispettivamente prende il nome di “Tai” e “Tuchi”, ma la sua massima espressione si ottiene tra le vigne friulane.
A Capriva, nel Collio Goriziano,con i suoi 30 ettari di vigneti adagiati sulla “ponca” (marna argillosa e calcarea friulana) c’è la Cantina di Mario Schiopetto, riconosciuto come uno dei maestri del vino bianco italiano.
Nel 1965 fu vinificato il primo “Tocai” in purezza e da lì in poi nasce un modo inedito e innovativo di fare vino.
Lo “stile Schiopetto”, ancora attuale e che in quegli anni molti vignaiuoli presero ad esempio, è caratterizzato da una densità circoscritta di piante, da tecniche di coltivazione naturali, dalla sostituzione dei contenitori in legno con quelli in acciaio, dall’impiego dei lieviti autoctoni e da locali in cantina a temperatura controllata.
All’interno dell’edificio c’è la “stanza di Mario”, la sala dei lieviti, un locale dove si producono con tecnologie particolari i lieviti autoctoni per la fermentazione.
La territorialità produttiva è massima perché i vini derivano da vitigni autoctoni e tipici di queste terre e tra questi c’è il Friulano Collio DOC.
Questo è un Friulano in purezza e proviene da un “cru” particolare, Capriva, famoso per i vini bianchi.
Le uve tra la fine di Agosto e l’inizio di Settembre, raggiungendo la maturazione ottimale, vengono raccolte manualmente ed in modo selettivo.
Portate in cantina, vengono messe in vasche d’acciaio per la fermentazione a temperatura controllata e costante per una durata di 10-12 gg. Maturazione sempre in acciaio per altri 8 mesi e affinamento in bottiglia oltre i 5 mesi.
Si presenta di colore giallo paglierino carico, con sfumature dorate; molto intenso.
Leggermente floreale, fruttato con pera, albicocca, e agrumi; vegetale con fiori di campo e con un lieve finale di mandorla; complesso.
In equilibrio, morbido, caldo, sapido, minerale e fresco. Grande finezza e ottima persistenza.
Gradazione 13°C.
Da bere subito a 8°-10°C., ma si può tenere tranquillamente qualche anno in cantina, con un’ ottima evoluzione.
Un’ antipasto, con un San Daniele di stagionatura classica, dei formaggi freschi o mediamente stagionati e delle verdurine sott’olio.
Una zuppa di pesce in bianco, spaghetti vongole e cozze, oppure un risotto o tagliatelle agli asparagi bianchi e delle trofie al pesto con fagiolini e patate. Spigola “al sale”, un San Pietro “all’acqua pazza”, oppure spada e tonno alla griglia; e ovviamente qualche piatto tipico della cucina tradizionale friulana.
Due curiosità.
L’etichetta del Tocai del ’65 e di alcuni vini prodotti attualmente, riportano stilizzato un camioncino rosso dei vigili del fuoco. Il motivo è legato al fatto che il locale di proprietà del padre era chiamata l’Osteria ai Pompieri e Schiopetto più tardi, si arruolò nei pompieri.
La seconda riguarda la bottiglia. Spesso la tipologia per i vini bianchi è di tipo “Renana” ma quella di questa cantina, rispetto alla classica, risulta più bassa di pochi centimetri, perché nel 1986 il sig.Mario la disegnò… unico il vino, unica la bottiglia!!
E come sempre
…mezzo vuoto o mezzo pieno??
Purchè sia buono, bianco, rosso e verde!!