IN CANTINA

PIEMONTESPUMANTI

Sant’Ilario, Moscato d’Asti DOCG, Azienda Vitivinicola Ca’d’Gal, Valdivilla (Cn)

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Nel Mar Egeo orientale, a poche miglia dalla Turchia, c’è un’isoletta greca dal nome Samos, conosciuta perché  nacquero Pitagora ed il filosofo Epicureo ma famosa anche per il vino Moscato.

In Piemonte abbiamo visto l’importanza dei vini rossi ma  innanzi tutto è necessario ricordare che il 40% della produzione vinicola è rappresentato dai vini bianchi, che il 40% dei vitigni allevati è a bacca bianca e che più della metà è rappresentato dal Moscato bianco.

Questo è considerato uno dei vitigni più antichi al mondo, forse uno dei primi ad essere coltivato dall’uomo, originario dalla fascia medio-orientale del Mar Mediterraneo e caratterizzato da una grande diffusione.

I Greci antichi lo portarono sulla nostra penisola e le legioni dell’Impero Romano lo diffusero un po’ ovunque con il nome di “Apianae” perchè l’uva ricca di zuccheri attirava le api.

Ma secondo voci più accreditate, il suo nome deriverebbe dal latino “Muscatellum”, cioè muschio, per il tipico aroma muschiato.

Sembra esserci un forte legame tra questo vitigno ed il Piemonte ed in particolare con la città di Asti.

Questa nel I secolo d.C., chiamata Hasta, divenne un importante centro per la fabbricazione dei calici per bevande, molto simili ai nostri bicchieri attuali; a distanza di secoli e questo è alquanto singolare, Asti divenne la capitale del Moscato.

Durante il medioevo, questo vino era molto apprezzato dalla nobiltà, che lo consumava nonostante il costo molto elevato ed il rifornimento limitato, perché proveniente dalla penisola greca.

Allora nell’astigiano, i nobili visto il largo consumo sulle loro tavole, il desiderio di produrlo direttamente, nonché la necessità di ridurre le eccessive spese, decisero di incoraggiare i propri contadini alla coltivazione della vite su gran parte dei loro terreni, con l’obiettivo di produrre quel vino bianco tanto gradito.

Su quell’onda motivazionale, la coltivazione di Moscato si espanse in altri comuni ma non ottenne gli stessi risultati qualitativi, tranne che a Canelli, dove negli anni successivi si consacrò come zona d’elezione, condividendo con Asti l’emblema di luogo simbolo di questo vino.

Anche il Moscato è legato alla Casa Reale Sabauda, in particolare al duca Emanuele Filiberto che limitò con norme rigorose le importazioni di vino da altri paesi, promuovendone la produzione, la diffusione nonché la commercializzazione.

Il Novecento rappresenta il secolo del riconoscimento giuridico del Moscato d’Asti.

Infatti, nel 1932 nasce il Consorzio di Tutela, nel 1967 la DOC (prima in Piemonte) e nel 1994 la DOCG; dalla fine del secondo conflitto bellico il Moscato d’Asti ha dato origine alla versione Spumante.

Tra quest’ultimo ed il Moscato c’è differenza, dovuta sostanzialmente al metodo di fermentazione  che per lo spumante segue il metodo Martinotti-Charmat, mentre per il Moscato, avviene in autoclave senza l’aggiunta di lieviti; anche il prezzo è un aspetto differenziante, con costi superiori per il moscato perché vino di natura ancora artigianale.

L’attuale zona di produzione comprende le tipiche colline delle province di Alessandria, Asti e Cuneo.

E’ un vino fortemente legato all’antica e semplice tradizione contadina, perché ancora oggi prodotto da quelle realtà agricole dove il sentimento verso la propria terra è tramandato attraverso le generazioni.

A Santo Stefano Belbo, località Valdivilla, troviamo proprio una di queste cantine, la Ca’ d’Gal, nella quale tradizione e tecnologia avanzata si fondono perfettamente, dando origine ad alcune linee di Moscato di grande qualità ed espressivamente diverse, visto l’invecchiamento di alcune di queste.

Il nome della cantina fu scelto dal nonno fondatore, che essendo l’unico figlio maschio, si sentiva come “un gallo in un pollaio”.

Il Sant’Ilario è un moscato bianco in purezza, le cui uve vengono raccolte manualmente verso la fine di Settembre.

Il mosto, ottenuto dopo accurata macerazione, viene lasciato decantare per una notte per poi passare alla vinificazione in autoclave d’acciaio. Qui a 0° C, iniziano le fermentazioni con lieviti indigeni e vengono effettuate ripetute filtrazioni, ottenendo così i primi gradi alcolici.

A Primavera, prosegue la fermentazione per alcuni giorni con temperatura controllata ma più elevata, fino ad ottenere un buon grado alcolico ed il fine perlage.

A fine Maggio avviene l’imbottigliamento in modalità isobarica e con una leggera filtrazione, mentre la messa in vendita finale avviene a Settembre, dopo un anno dalla vendemmia.

Si presenta di colore giallo intenso, con riflessi e sfumature dorate. Un profumo complesso ed elegante, alquanto fruttato con pesca gialla, acacia e albicocca ed un finale di aromatico di salvia. Piacevolmente dolce, cremoso perché la carbonica è delicata, buona acidità ed un’ottima persistenza. Gradazione 5%.

Di pronta beva o dopo pochi mesi di cantina, in tavola a 6°-8° C con i dolci tipici delle feste natalizie e pasquali, ma anche con i dolci al cucchiaio e crostate di frutta o della semplice pasticceria di pasta frolla anche a base di frutta secca.

D’Estate con una macedonia di frutta e del gelato alle creme. Ottimo da fine pasto.

Il grande Mario Soldati lo apprezzava anche con il “salato”.

E naturalmente

…mezzo vuoto o mezzo pieno??

Purchè sia buono, bianco, rosso e verde!!

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