IN CANTINA

PASSITIVENETO

I Capitelli, Soave Passito, Cantina Anselmi, Monteforte d’Alpone (Vr)

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Il Veneto per superfice vitata e quantità di vino prodotto, spesso si contende con altre Regioni, il primato nazionale.

Ma una spiegazione evidente c’è.

Il territorio è caratterizzato da elementi che ben si sposano con la viticoltura, come l’arco alpino, le verdi colline, una buona fetta della pianura Padana, nonché il grande lago di Garda.

Inoltre, le caratteristiche morfologiche dei suoli sono idonee alla viticoltura, risultando però originariamente differenti da zona a zona; ciò determina un panorama enologico variegato, costituito da vini dalla tipologia diversa e tipica dei territori di produzione.

Infine, il patrimonio di vitigni autoctoni è rilevante, a prescindere che si tratti di uve a bacca bianca o rossa, le quali vengono poi sapientemente vinificate in purezza o in uvaggi; da ricordare naturalmente la presenza significativa dei vitigni internazionali che trovando condizioni ideali, arricchiscono il patrimonio enologico regionale.

Uno dei vini DOC maggiormente prodotti, in una delle zone più rappresentative, quale Verona e la sua provincia, è il Soave.

La storia è lunga. Era il vino preferito dall’imperatore Augusto ed i Romani lo trasportavano nelle anfore e nelle prime botti di legno al porto fluviale di Verona e da lì con le imbarcazioni veniva distribuito in molti luoghi dell’Impero.

Virgilio nei suoi scritti, lo definiva un nettare per gli eletti. Pure il re Teodorico apprezzava questo vino, tanto che un suo ministro lo definiva “…soavemente candido, corposo e inebriante…” e perciò, sempre presente sulla tavola del proprio sovrano.

Due sono le teorie sul nome di questo vino. La prima è legata agli Svevi “Suaves”, una tribù nordica che invase queste zone con il re longobardo Alboino, mentre la seconda, sembra derivi da Dante e da alcuni suoi scritti durante l’esilio a Verona.

I Dogi della Serenissima consideravano la cittadina di Soave ed i territori limitrofi, di notevole importanza, non solo per le fortificazioni ma perché “…suavissima terra, piacevole e ricca di buoni vini…”

Venendo ai secoli a noi più vicini, Gothe osservando il paesaggio agreste, lo definiva nei suoi scritti “… ricco di vigne, colme di grappoli dorati e capaci di dare un eccellente vino…”, definendo questi luoghi “il trionfo di Bacco”.

È necessario ricordare che nei primi anni del 1800, nella zona di Soave venne pubblicato un documento forse unico nel suo genere, quale la prima mappa ufficiale dei vigneti.

Purtroppo, all’inizio del 1900, Fillossera e Peronospera causarono la distruzione della maggior parte dei vigneti ma fortunatamente dopo una decina d’anni, il patrimonio viticolo fu ripristinato, tanto che nel 1924 fu fondato il primo Consorzio e nel 1931, Soave, venne riconosciuta ufficialmente zona vinicola con il primo vino bianco tipico riconosciuto dell’Italia unificata.

Nel 1968 la DOC, nel 2002 la DOCG per il Soave Sup. e nel 2018 c’è il riconoscimento come patrimonio agricolo di rilevanza mondiale, primo in Italia.

Ma qual è il vitigno e l’uva che genera questo soave vino?? La Garganega in gran parte.

Il disciplinare prevede un 70% di questa ed il rimanente 30%, di Trebbiano di Soave o Chardonnay, con una piccola quota di altri vitigni a bacca bianca (Pinot bianco).

La Garganega è una delle più antiche varietà coltivate sul suolo nazionale ed in particolare tra il Garda e le colline di Soave, dove trova la migliore espressione per i suoli di origine vulcanica, nonché fino ai colli Euganei.

È riconoscibile per la grandezza del suo grappolo e per il colore giallo dorato dei suoi acini, che si caricano di colore quasi ramato, a completa maturazione; dato il suo notevole sviluppo vegetativo, viene coltivata ancora con lo storico sistema a pergola veronese.

Le origini sembrano alquanto antiche, etrusche, a dimostrazione che l’appartenenza alla famiglia dei Trebbiani, come alcuni sostengono, sia una valida teoria, anche se per altri studiosi questo vitigno ha delle caratteristiche simili alla vicina Glera (il vitigno del Prosecco) ed al Grecanico allevato nel nostro Meridione.

È estremamente versatile tanto che può dare tre tipologie diverse di vini: Soave DOCG Superiore, il Classico Superiore (esclusivamente prodotto nella zona più antica) ed il Riserva (due anni di affinamento).

Ma visto le sue caratteristiche organolettiche, negli ultimi anni, alcuni esperti vignaioli veneti hanno ripreso (storica usanza!!) a produrre il vino Passito, da adeguato abbinamento gastronomico e perché no, da piacevole meditazione.

Una delle cantine che ha fatto del Soave e della Garganega il proprio fiore all’occhiello è senz’altro Anselmi, situata a Monteforte d’Alpone (VR), nell’epicentro della zona storica di questo vino.

L’azienda nasce dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ma non con un indirizzo vitivinicolo produttivo, bensì per l’imbottigliamento del vino prodotto da altre cantine.

Con i buoni profitti ottenuti decisero di acquistare i primi terreni in zona tipica, venne chiusa l’attività primaria e iniziò quella vitivinicola “vera e propria” con il preciso obiettivo di valorizzare la Garganega ed il vino da essa ottenuto, nel rispetto della tradizione locale ma con una buona dose di innovazione tecnologica, un livello qualitativo elevato e con una personale espressività.

Tra i bianchi ottimamente prodotti, spesso riconosciuti dagli esperti del settore nonché apprezzati dal consumatore medio, ne segnaliamo uno in particolare “I Capitelli”, un passito ottenuto con uva Garganega in purezza.

A fine settembre viene effettuata la vendemmia manuale con un’accurata selezione dei grappoli a giusta maturazione. In cantina, dopo un’ulteriore verifica, i grappoli vengono distribuiti delicatamente su particolari graticci per l’appassimento, in locali ben arieggiati onde evitare lo sviluppo di muffe; le uve perdono circa il 40% del loro peso iniziale ma si arricchiscono di zuccheri e di aromi.

Siamo a Dicembre e le uve così appassite vengono portate alla vinificazione, che si sviluppa lentamente per 8 mesi in botti di rovere, seguita dall’affinamento per 4 mesi in bottiglia.

Nel bicchiere si presenta di un bel colore giallo dorato con riflessi ambra. Estremamente equilibrato, naso e bocca in piena sintonia. Fruttato e floreale. Dai frutti bianchi alla frutta gialla matura e tropicale; la scorza d’agrumi, i fichi secchi, miele e zafferano. Morbido, avvolgente, fresco, dalla delicata dolcezza e dall’ottimo finale. 12% la gradazione alcolica.

Da bere subito ma si può lasciare in cantina per alcuni anni. La temperatura di servizio è di 10°-12°C, insieme a dei formaggi stagionati ed erborinati, oppure con i dessert come dolci al cucchiaio, crostate di crema e frutta o marmellata, la pasticceria secca ed i dolci delle Festività Sante.

Proviamolo in una bella serata d’Estate, appena freddo, con un gelato alle creme!!

E come sempre,

…mezzo vuoto o mezzo pieno??

Purchè sia buono, bianco, rosso e verde!!

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